27 novembre 2003
Mai un attimo di pace!
Sarebbero sì effimere
ma meravigliose le mie soddisfazioni
se solo potessi godermele in santa pace
senza sentirmi piombare sulla schiena
il peso di un insolito ed inusitato
fardello di calamità
capace alla fine
di calarmi nel delirio della disperazione
fiaccarmi le forze
e celarmi anche quelle speranze
che fino ad un attimo prima
mi sembrava già di toccare
con le bramose dita.
Un tuo dolce sorriso
un petalo di rosa
un bimbo che gioca
gli amici
un po’ di famiglia
un lavoro ben riuscito
il mondo che gira quieto.
Sarebbe così vano
dopo tanto tribolare e tanto esultare
darmi un attimo di pace
prima di donarmi
quella che
unica
ancora riesco a sperare sia eterna.
8 dicembre 2003
Quante distrazioni fuori dal guscio!
Un aquilone lontano
vola nel cielo senza alcun filo
tre fiocchi rossi attaccati alla coda
fluttuano serpeggiando nell’aria
lo guardo su in alto
seguo il suo corso
rimango abbagliato dal sole
e non vedo più te.
20 dicembre 2003
Quando la playstation era di cartone.
La differenza
è che noi abbiamo fatto le stesse cose
le stesse stupide, umili, misere cose
con niente tra le mani.
Poi, quando siamo cresciuti
e ce ne hanno dato i mezzi
le abbiamo ricreate, vere, per voi
credendo di regalarci
quello che ci era davvero mancato.
Invece, nonostante tutto
e tutto il tanto che ci circonda
ancora rimpiangiamo i carrettini
i fucili a elastico
la panda e la due cavalli.
E adesso che tutti potranno fare tutto
cosa succederà?
19 gennaio 2004
Che differenza c’è fra chi conosce e chi non sa?
Nato in Africa
in India o in Amazzonia
nudo e denudato
schernito e malnutrito
depredato e sfruttato
senza mai poter conoscere
il significato di un sorriso
della parola Amore, di Dio.
Morto giovane
di fame e di stenti
di mali curabili
di cure lontane
di una bomba o di un angheria.
Salito al cielo per le sue sofferenze
per il suo dolore
per la sua innocenza.
Nato ovunque
Cullato, coccolato
cresciuto e giocato
istruito e inglobato
devoto, santo o ateo
buddista, cristiano
indù, musulmano o ebreo.
Morto anziano
dopo aver rubato
odiato, comprato
evaso, eluso
disatteso e tradito
gioito e gridato
riso, amato
carezzato e goduto
vissuto senza chieder perdono.
Se ne andrà all'inferno!
Perché?
E ditemi ancora:
Perché è nato!!!
Libero Arbitrio.
L'alibi di Dio!
23 febbraio 2004
Un attimo e via…
Ciao piccolo mio grande amore
ritrovato dopo le curve di levante
dopo la risacca stanca
dipinta di primavera
in una calda triste notte d'estate.
Tornata e ripartita
senza neppure poggiare le chiavi
senza nemmeno toglierle
da dentro quella serratura
chiusa a nascondere a te stessa
le paure e le gioie
che invece a me solo sai mostrare.
Bentornata
alla semplicità che questa sera hai regalato
al mio consapevole cuore
di quella rassegnazione
che lo contraddistingue
capace di capire il tuo amore lunare
di bramarlo, desiderarlo e accoglierlo
ma scusa, incapace
ancora e per sempre
di accettare queste briciole che ti doni.
Stasera è il mondo
domani
piansi l'amore mio
fino a che non lo vedrò tornare a uccidermi
ancora una volta
triste nella mia infinita gioia di amarti.
6 luglio 2004
Con un colpo di pennello
Tu sei bella
così come appari
ai miei occhi
colmi della tua luce
della tua naturale bellezza
satura dentro e fuori
del mio naturale desiderio.
Tu sei bella
quanto sentirai di esserlo
e quand’anche fosse
abbastanza
se lo vorrai
potrai esserlo ancora di più.
26 luglio 2004
L’opera incompresa
Mi chiedo
fino a che punto vuole arrivare il tuo ego,
sento filtrarlo dentro di me
azzannare le mie carni
che appena hanno imparato a camminare da sole.
Dimmi perché non parli
e poi le tirò una scure in faccia.
Così come il maestro
anche tu mi hai creato
e adesso non puoi vedermi felice
solo perché tu non sei capace di esserlo
e invece di abbandonarti al mio amore
alla mia semplice gioia
ti rintani sotto la tua puzza al naso
e guardandomi schifata
mi bastoni
solo perché io mi diverto
e tu non sai come si fa
tu che prendi tutto sul serio.
E non hai ancora capito
che la vita è solo un gioco stupido
per gli stupidi
ma dannatamente complicato
per quelli
che non hanno il coraggio di ammettere
di essere degli emeriti imbecilli come me!
24 settembre 2004
Buon Compleanno
Credo che,
in ogni caso
sia il modo migliore per dirti
come e quanto.
Credo che,
nonostante tutto quello
che ci viene insegnato e consigliato,
gli atti che poi
davvero si compiono
sono realmente ciò che sentiamo,
quando questi vengono attuati
senza pensarci
senza pensare a nessuna conseguenza,
quando, come si dice,
si segue l'istinto.
I nonni viziano i nipotini
e i genitori si arrabbiano con loro
perché sarà sempre più difficile
dire di no a i piccoli.
Viziare
comporta il dover dare sempre di più.
Per questo non dormo la notte
perché me ne sto lì
a pensare
se potrò ancora darti di più
se avrò il tempo
se avrò il modo
se avrò le braccia per porgertelo
e le gambe per venire incontro a te a portarlo.
Lo so
lo so che non hai bisogno di questo
ma ne ho bisogno io.
Bisogno di dare
di dare a te
di darmi a te
per provare la gioia di sentirmi vivo.
In fondo, a cosa possono mai servire le mie mani
se non per dare pugni o carezzare te
a cosa mai potranno servire le mie gambe
se non per scappare o per correre da te
a cosa potrà mai servire il mio cuore
se non per dolersi o
amare te.
2 ottobre 2004
Memories
Ascoltavo Gino e Ornella
cantare dei loro ricordi
i ricordi
di quando noi eravamo piccoli
e voi
voi non eravate ancora nati.
Pensavo a Giacomo
inutilmente piegato sui libri
alla sua attesa della gioia
al suo ricordo della felicità
e mi sono invece reso conto
che è qui
qui ogni giorno
ogni momento.
Perché
non ricordo una gioia che ho provato
non ripercorro i giorni in riva al mare
o quelli ventosi sulle sabbie dell'Atlante
ma
vivo
vivo di una gioia che è presente
non risiede nell'aver vissuto quei giorni
nell'aver toccato con mano quei momenti
vive presente ed attuale
in me
è la mia gioia di sapere
che ci siete stati
che ci siete
che ci siamo
riderò ancora fra cent'anni
ma la gioia
non sarà passata
sarà quella che proverò allora
e fra cent'anni
sarò ancora in grado di ridere
gridando il mio amore urbano.
6 ottobre 2004
Yuuhuu!
E’ strano a volte
come il destino
assai beffardo e scaltro
metta insieme un’accozzaglia così varia
di loschi figuri e pavide donzelle
e che questo malconcio
esercito di Franceschiello
riesca, in barba a quanto scritto
predetto e figurato
a dare vita
almeno per lo sbattere di un’ala,
perché di due potrebbe sembrar troppo
agli invidiosi che gli stanno intorno,
ad un energia quantica e solare
così immensa, da aver lasciato
tracce indelebili ed indissolubili
in ognuno di noi.
Chi c’è, chi c’era
chi ha potuto e chi no
non ha importanza
varcheremo quella soglia
col nostro cestino in mano
colmo dei doni raccolti
in questo buio, tetro
meraviglioso bosco.
Sarà un dono comune
a farci ritrovare
attoniti e meravigliati
con il cestino in mano
a ridere e scherzare
insieme al più grande Ciuhone
che si sia mai visto in Paradiso.
15 ottobre 2004
Remember
Ieri
oggi
lasciarsi
perdersi in un nanosecondo
ritrovarsi come ieri
come oggi
domani
incorrotti, intoccabili
con le nostre paure
i nostri ricordi
piangersi e abbracciarsi
giovani, vecchi, adolescenti
sempre immutate le antipatie
immutabili le simpatie
immutato il tempo
piegato su se stesso al nostro servizio
e tu
tu che sai di cosa sto parlando
piangi
piangi adesso come allora
senti adesso come allora
senti e portati dentro tutto questo
perché questa è la vita
questo è il senso della vita
non quello che ti hanno fatto vedere
non quello che ti fanno sentire
non quello che ti fanno credere
ma quello che senti tu
ed è tutto vero
oltre il falso della vita
oltre i morti dell’orrore
oltre i fasti senza pudore
questa è vita
sentire, toccare, vivere
essere
esserci stati
e noi lo possiamo gridare forte
lo possiamo dire a tutti
anche se non glie ne frega niente di noi
ma noi siamo
siamo, siamo, siamo
quello che loro non potranno mai essere
noi siamo stati veri.
15 ottobre 2004
Vecchi e dimenticati
Abbiamo vissuto
ciò che nessuno
d’ora in poi
potrà mai comprendere
abbiamo vissuto il tempo
in cui non c’era niente
eppure avevamo tutto.
È triste pensare
che non ci saremo più
è inutile non esserci più
allora diamo qualcosa
a questo inutile mondo
già che ci siamo
facciamo il nostro inutile dovere
e visto che è possibile siamo.
20 ottobre 2004
Fu tutto vero
Non può il vento
cancellare i rimorsi
le tristi agonie
di un sentimento tarpato.
Rimembri ancora
il tempo in cui
come Esmeralda
fendevi la roccia
scioglievi il nucleo
e con le putride membra in mano
tradivi le speranze recandoti altrove.
Almeno ti baciai
nel fumo e nel profumo
sulla riva del mare
al limitare estremo
del tempo che fu concesso.
Si sono vere
vere le parole
camuffate
in mezzo a tante fandonie declamate.
Tanti i punti cardinali
quanti i colpi inferti
a questo misero
vano
turbinare d’entusiasmo
che infine placido e beato
nulla pretende più
che poter continuare a rivivere
ciò che gli rimane.
20 ottobre 2004
Eterea eternità
Venti che soffiano turbolenti
cinque continenti da varcare
anni colmi di beati ricordi
d’amore ti vestì l’età
senza pudore e rimpianto
fine non vi fu mai.
20 ottobre 2004
La calma dopo la tempesta
Se è difficile descrivere la gioia
ancor di più lo è dileggiarsi
a far fronzoli sul placido restare
gli entusiasmi si trasformano in pace
la frenesia si accoccola sotto le coperte
a godersi il caldo tepore dell’intimità
non c’è più bisogno di gridare
non c’è più rabbia da strappare
con violenza o con amore
c’è la vita dei normali
serena dei suoi mille dolori
calma delle battaglie da lottare
forte delle carezze da regalare a te.
7 novembre 2004
Filibus
Ne resterà soltanto cenere
di me e dei miei ricordi
di te che tengo per mano
dei sorrisi appesi al muro
dei viaggi e dei ritorni
delle nostre vesti
e delle nostre nudità.
Cenere che mulina nel vento
senza ritorno
sparsa sopra un mondo cieco
imperturbabilmente ignaro di noi.
Solo cenere
a marcire nella terra
a muffire nelle soffitte degli altri
prima di svanire nel nulla eterno.
Solo cenere
perché le nostre malvagità
i miei delitti e le tue pene
ci hanno portato via di mano
anche la speranza
che qualcuno ancora ci potesse raccogliere
conservare e ricordare con amore.
27 novembre 2004
L’eternità
Adesso ho capito tutto
tutto al di là dell’amore
al di là degli affetti
e degli amici
al di là del presente
e del futuro
al di là dei sogni
e dei desideri
al di là di tutto
ritroviamo ancora noi stessi
come ci siamo sempre sentiti
come abbiamo sempre vissuto
e allora
finalmente
guardo te
nel tuo meraviglioso
dannato
quarantatre
e al di là dell’amore
che adesso provo e sento
nel mio profondo e nel mio esteriore
per chi sta accanto, vicino
e intorno a me
al di là di tutto
vedo me
oltre quella soglia
di dolore e di strazio
vedo i miei passi camminare
ed arrivare infine e per sempre
nel mio unico, fantastico
vivo, vibrante
pacifico, vero
ottantadue
il mio paradiso.
1 gennaio 2005
Credo
Al di là di tutte le religioni
di tutti i credo
di tutte le fedi
oltre la scienza
e tutto quello
che può provare e confutare
amo Dio
unico, solo
universale, casuale
che in un momento immoto
ha acceso la scintilla
che ci ha donato l’essenza
la materia, la coscienza
senza motivo
senza un fine
senza un dovere verso di Lui
ci guarda e ride
ci osserva e soffre
ci contempla impotente
dinanzi alle nostre assurde mostruosità
e Si chiede sorpreso
come possiamo mai
rovinare questa grazia inattesa
che senza volere ci ha donato
questa stupida, insulsa
immensa vita.
1 gennaio 2005
C’è
Dio è
quell’atomo
unico e solo
che prima del Big
e durante il Bang
si è frantumato
godendo
dell’orgasmo universale
mentre donava la vita
a tutti noi.
26 febbraio 2005
Lucantava
L’hai lasciata andare così
per diventare di nuovo bambino
ancora una volta
stupido grande uomo.
Per tornare sui banchi a imparare
per poter insegnare
e lei chiusa in quelle quattro mura
ricolme di profumi balocchi e rimorsi
a far tornare nuovi
i vecchi ricordi di bambini ormai cresciuti.
Ma in fondo non era questo
ciò voleva quel pargoletto solo
senza una tetta da svecchiare
e con un padre inerme
a cui non puoi fare a meno di volere bene.
È la sorte di tutti
atomi sprovveduti
che si ritrovano a vivere
inesorabilmente
le stesse deliranti pagine
dello stesso melenso libro,
come è accaduto a me.
Forse sono io che sto sbagliando.
Non è così che si dice
quando si ritiene di aver ragione?
Ma stasera pensando a te
ti scorgo affannato e stanco
nel tentativo, vano
di far sentire grande quel bambino impaurito
che voleva diventare un uomo.
Sto qui
a parlare con un bambino spaventato
spiegandogli che non serve a niente
diventare uomini
che la vita è una vera gigantesca presa in giro
e non rimane altro da fare
che prendere lei in giro
finché morte non ci separi.
Intanto disegniamo prati
navi sul mare
e razzi
che ci portano lontano
in uno spazio che non c’è
ma che grazie a noi esiste davvero.
26 febbraio 2005
Chi
A chi darò i miei consigli
a chi donerò
la mia inutile esperienza
a chi racconterò le mie stupide favole
per chi rimarrò sveglio la sera
in ansia per un non ritorno
a chi griderò il mio amore
chi festeggerò
chi potrò mai rimproverare?
Chi, se non me
e la mia inutile esistenza.
2 marzo 2005
Iron Mike
Banderuole al vento
che non siamo altro
andiamo dietro ad ogni bava
che ci soffia accanto.
Basta poco per farci cambiar senso
idolatriamo un uomo
poi ce lo gettano nella polvere
e per noi non è più niente.
Ce lo hanno fatto vedere forte
tra quelle quattro corde
ad abbatter muri
grossi quanto lui
e anche di più
ce lo hanno fatto vedere ringhioso
contro le accuse giuste o ingiuste
di una sottana strappata
ha tirato di destro
ha gridato
ha passato i suoi errori
dietro le sbarre rugginose
dell’ignavia e dell’oblio.
Poi è tornato
cane rabbioso
e ha morso
per cadere ancora nella polvere.
Un bel giorno te lo fanno vedere
spaesato e grondante di sudore
sopra un palco immerso nei fiori
tra ugole d’oro e d’argento
con le braccia strette intorno a se
le mani sulla bocca
come a nascondere
le sue fragili emozioni
il corpo chiuso in se stesso
con la paura di essere radiografato
e visto infine per quello che è
un uomo
fragile e arrabbiato
che ha avuto e dato
che viene a confessare il suo disprezzo
per genitori che non l’hanno seguito
per istituzioni che non gli hanno insegnato.
Allora ti accorgi che
su di un ring
su di un palco
o per la strada
è un uomo
e pensa solo a difendersi
perché grande e grosso quanto possa essere
anche lui
come tutti noi
ha paura.
2 marzo 2005
La canzone dell’Amore
Allora provaci non ci vuole tanto
lascia perdere la rabbia, le illusioni e i cattivi pensieri
non ci vuole poi tanto basta metterci la A
in fondo è così che comincia l’alfabeto
è la mamma di tutte le lettere, la prima
quella dietro alla quale trovi tutte le altre
sono tutte in fila ad aspettare il loro turno
e prima o poi toccherà ad ognuna di loro
ci sono così tante parole
che non importa nemmeno avere fretta
il mondo è tondo e prima o poi passerà di qui.
Poi c’è la M, beh l’abbiamo già detta
come no è la Mamma
la prima parola che ognuno di noi ha pronunciato
bene o male, balbettata o decisa
è sempre stata lì sulle nostre labbra
a lasciarci addosso un gran bel sorriso.
C’è la O, e chi è che non l’ha mai detta
la lettera delle meraviglie, delle sorprese
apriamo il nostro dono e la bocca si allarga
felice ed emozionata e forma quel grazioso circoletto
contornato dalle lebbra rosee
del bambino che nascondiamo dentro
sì è vero lo teniamo dentro
e quando arriva Natale, Pasqua o un’altra festa di doni
eccolo saltare fuori
con il suo bel cerchietto tondo di allegra meraviglia.
Dopo arriva la R, quella che ruglia, che si fa valere
da tirare fuori quando ce n’è bisogno
quando ci hanno chiuso in un angolo
con il broncio sulle labbra, l’espressione accigliata
e le lacrime pronte a tuffarsi fuori
con un doppio carpiato e avvitato
e quando la prima comincia a rigarci la guancia
allora spunta fuori il jolly, la gridiamo
rombante e rumorosa
e anche se dopo perdiamo
oh beh, perlomeno ce la siamo giocata fino in fondo.
Infine c’è la E, magnifica e sublime
l’unica che dovunque la infili mette pace
oh non c’è verso, questa lega tutti saldamente
e riesce a far sembrare tutto completamente diverso
bianco e nero, giusto e ingiusto, freddo e caldo, bello e brutto.
Su prendile, prendile tutte le parole
e se ce la metti nel mezzo
vedrai che anche le più diverse stanno bene insieme
come io e te.
Gridale, cantale, urlale
sussurrale al vicino di casa, a quello in fila prima di te
al semaforo rosso a chi ti mette le tasse
a chi ti dona a chi ti porta via
gridale una dopo l’altra
A-M-O-R-E
poi tutte assieme per cantare la canzone dell’AMORE.
2 marzo 2005
La canzone dell’Amore
Allora provaci che non ci vuole tanto
lascia perdere il dispetto è solo canto
i pensieri un po’ cattivi e le illusioni
non c’importano noi siamo troppo buoni.
Basta metterci la A incomincia l’alfabeto
è la mamma di tutte quelle dietro
se ne stanno buone in fila ad aspettare
il loro turno appena vuoi parlare,
le parole in fondo sono tante
non importa nemmen sapere quante
tanto gira intorno tutto il mondo
prima o dopo lui passa qui giocondo.
Gridale, cantale, urlale
al tuo vicino sussurrale
a quello in fila prima di te
se la maglia ti macchi col frappè,
al semaforo rosso
a chi mette le tasse
a chi ti dona magia
a chi la porta via.
Gridale una dopo l’altra A-M-O-R-E
tutte assieme falle uscire dal tuo cuore
per cantare la canzone dell’AMORE.
C’è la M l’abbiamo già sentita
con gran forza oppure balbettata
è la mamma la prima che abbiam detto
ogni sera mentre andiamo a letto,
è sempre stata sulla nostra bocca
è la gioia più grande che ci tocca
e baciandoci tutto quanto il viso
ci ha lasciato addosso un bel sorriso.
Gridale, cantale, urlale
al tuo vicino sussurrale
a quello in fila prima di te
se la maglia ti macchi col frappè,
al semaforo rosso
a chi mette le tasse
a chi ti dona magia
a chi la porta via.
Gridale una dopo l’altra A-M-O-R-E
tutte assieme falle uscire dal tuo cuore
per cantare la canzone dell’AMORE.
C’è la O un’altra delle figlie
questa lettera delle meraviglie
ogni volta che apri un pacco
fai una O e dopo ridi un sacco,
la tua bocca forma un circoletto
e il cuore batte forte dentro il petto
che sia Pasqua oppure carnevale
sotto l’albero la notte di Natale.
Gridale, cantale, urlale
al tuo vicino sussurrale
a quello in fila prima di te
se la maglia ti macchi col frappè,
al semaforo rosso
a chi mette le tasse
a chi ti dona magia
a chi la porta via.
Gridale una dopo l’altra A-M-O-R-E
tutte assieme falle uscire dal tuo cuore
per cantare la canzone dell’AMORE.
C’è la R che ruggisce e romba
fa più chiasso che suonar la tromba
con un rullo di tamburo
se la gridi butta giù anche un muro,
ogni volta che ce n’è bisogno
tieni il broncio come in un brutto sogno
che sian pianti o riso sgangherato
e se perdi almeno ci hai provato.
Gridale, cantale, urlale
al tuo vicino sussurrale
a quello in fila prima di te
se la maglia ti macchi col frappè,
al semaforo rosso
a chi mette le tasse
a chi ti dona magia
a chi la porta via.
Gridale una dopo l’altra A-M-O-R-E
tutte assieme falle uscire dal tuo cuore
per cantare la canzone dell’AMORE.
Alla fine c’è la E che lega tutti
se la strilli fa contenti belli e brutti
anche un bimbo ne è capace
se la metti in mezzo mette pace,
fa sembrare tutto un po’ diverso
bianco e nero nello stesso verso
si voglion bene e vuoi saper perchè
stanno insieme come io e te.
Gridale, cantale, urlale
al tuo vicino sussurrale
a quello in fila prima di te
se la maglia ti macchi col frappè,
al semaforo rosso
a chi mette le tasse
a chi ti dona magia
a chi la porta via.
Gridale una dopo l’altra A-M-O-R-E
tutte assieme falle uscire dal tuo cuore
per cantare la canzone dell’AMORE.
7 aprile 2005
Che storia…
Sbocciati di fronte a un fumante caffè
la macchia esotica e aromatica
indelebile della nostra vita.
Oltre le parole non dette
hanno potuto gli sguardi
padroni di un alfabeto muto
capace di urlare la passione e il sentimento
intenzionato a scuotere le nostre orecchie
con il grido acuto della libertà
libertà da noi stessi
e dell’amore
l’amore per noi stessi.
Uniti dentro un caldo groviglio
il dedalo erotico e sensuale
inestricabile della nostra vita.
30 aprile 2005
Ra
Dovessi raffigurare Dio
dipingerei un cerchio
una strada infinita da percorrere
dove non partire da un inizio
per non trovare mai una fine.
Un cerchio
come l’ingresso di un tunnel
infinito di luce
in cui entrare
senza alcuna certezza
ma ricolmo di esaltanti speranze.
Un cerchio
verso lo spazio esteso
un uscita a cui affacciarsi
abbandonando ogni pretesa
ogni dovere
ogni nefasto bisogno.
Un cerchio
da cui gettarsi
con gli occhi beatamente socchiusi
verso l’immensità della vita
della ridente gioia
delle candide emozioni
dell’assoluto amore.
16 maggio 2005
Dialogo di un miscredente con Dio
Ci hai abbandonati!
No, voi mi avete abbandonato.
E tu di conseguenza non ti curi più di noi.
Voi non desiderate le mie cure.
Tu ci hai abbandonato.
Io vi ho creato un mondo e voi ne avete fatto questo.
Tu hai creato un mondo e ce lo hai negato.
Voi non avete mai voluto ubbidire.
Tu ci hai creato e ci hai negato la vita!
Io la vita ve l’ho donata.
Tu ci hai donato la vita, senza volercela lasciar godere!
Voi avete un concetto distorto del godere.
Godere è vivere!
Ed io vi ho donato la vita, godete di questo.
Tu ci hai creato e ci hai lasciati soli!
Io sono sempre con voi.
Sì, per riprenderci! Un padre non può dare la vita ad un figlio,
fargli vedere il mondo intero e dirgli:
tutto questo tu non lo puoi toccare,
credevi davvero che noi potessimo accettarlo?
Siete degli stolti.
Tu ci hai creato stolti, tu hai creato un giocattolo per la tua eterna noia
e quando hai visto che noi non stavamo al tuo gioco
ci hai abbandonato nell’ignoranza,
ci hai dato la vita, ci hai dato un mondo meraviglioso
ci hai fatto sentire padroni di questo mondo
e poi ci hai chiuso la porta in faccia!
Voi non siete padroni del mondo.
Tu ci hai abbandonati, ci hai scacciati perché avevi paura di noi,
perché hai capito che noi volevamo diventare come Te,
perché tutto quello che ci hai lasciato guardare
ci ha fatto credere di poter essere Te,
Tu ci hai abbandonati
perché avevi paura che potessimo diventare Te,
che male avremmo potuto mai farTi?
Avreste creato mondi dimenticando di seminarvi Amore!
16 maggio 2005
Paradiso